"Era il 1940 e io avevo vent'anni. Era un bel pomeriggio d’autunno e passeggiavo sulla strada che da Praiano porta a Positano in compagnia di mio cognato Andrea, marito di mia sorella Maria. Ci fermammo nel punto dove poi sarebbe nato il Tritone. Ci affacciammo: non c'era che un pezzo di montagna pieno di sterpi, ma illuminato dalla luce del sole fino a tarda sera. Il colpo d'occhio era splendido. Mentre guardavamo in silenzio il panorama, dissi ad Andrea: "Sarebbe un sogno realizzare qualcosa di bello, proprio qui". Mio cognato annuì senza fare commenti.”
"Mi rivolsi alla signora Raffaella De Luise, proprietaria della roccia e dei terreni circostanti, chiedendole di poterne acquistare una parte. La signora, che mi aveva sempre voluto molto bene, non ebbe alcuna esitazione. Potemmo così comprare quella superficie per un milione di lire. La cosa che più colpì me e Anna furono gli incoraggiamenti e le benedizioni della signora Raffaella: un atteggiamento che ci diede fiducia e che ci rese molto felici. L'anno successivo acquistammo il terreno sul quale poi sono sorte le piscine."
"Era il mese di agosto del 1958. Fu un momento meraviglioso, con tantissime persone. Mancavano alcune rifiniture e, nel giorno stesso dell’inaugurazione, gli operai erano ancora al lavoro nelle camere. Ma io e Anna non vedevamo l'ora di aprire, anche perché avevamo necessità di cominciare a guadagnare qualcosa. All'inizio disponevamo della sala da pranzo, sia esterna che interna, delle cucine e di 27 camere. Sapevamo di essere solo all'inizio e immaginavamo già un albergo molto più grande”
"La scala fu realizzata senza alcuna progettazione, perché era difficile mettere su carta quello che avevamo in mente. Per dirla in parole semplici, era ritenuta un'opera impossibile. Capii che per riuscire nel mio intento avrei dovuto stare al fianco degli operai e così decisi di dirigere i lavori in prima persona. Iniziammo a costruire la scala dall'alto e andammo avanti gradino dopo gradino tra difficoltà enormi, cercando di individuare il percorso più agevole. Quando finalmente arrivammo al livello del mare la soddisfazione fu enorme. L'ultimo gradino volli costruirlo io.”
"La piscina grande misurava quasi 15 metri di lunghezza e, per circa metà della superficie, era profonda oltre 7 metri. In quegli anni non esistevano ancora gli impianti di depurazione e per il necessario ricambio dell’acqua, operazione da effettuare frequentemente, occorrevano ben 36 ore, una vera e propria impresa. Nei pressi delle piscine ricavammo altre 11 camere che avevano una particolarità davvero unica: erano scavate nella roccia.”
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